La testimonianza che la memoria non si cancella ma va curata, senza retorica, per comprendere quanto accaduto. Lo dobbiamo a coloro che ci furono. Lo dovremo a quelli che verranno.«Un libro da leggere perché racconta storie che tutti dovrebbero conoscere, specialmente i più giovani. E colpisce il fatto che a realizzarlo siano stati proprio dei ragazzi, impegnati nel fare memoria, nel conoscere la storia, nel voler cambiare il nostro Paese.» - Nicola Morra, residente della Commissione parlamentare antimafiaLa memoria non si cancella, recita il sottotitolo di questo volume. E la memoria siamo noi: le vite che viviamo, gli incontri, le parole dette, lette e ascoltate. Doni inestimabili, risorse straordinarie. La memoria è un diritto e un dovere che siamo chiamati a esercitare, soprattutto quando parliamo di Mafia. È questa la convinzione alla base della realizzazione del volume Morire di Mafia, edito da Sperling & Kupfer - il primo di un progetto più ampio -, nel quale vengono rievocate le storie di oltre duecento vittime del crimine organizzato dal secondo dopoguerra ai giorni nostri. Sono donne, uomini e bambini; magistrati, imprenditori, politici, giornalisti, membri delle forze dell'ordine e comuni cittadini; sono nomi dietro ai quali si celano esistenze spezzate, legami recisi, sogni infranti. Questo libro - che non ha alcuna pretesa di esaustività e completezza - parla di Mafia raccontando le persone e vuole essere un primo (e per forza di cose parziale) tentativo di fare Storia attraverso un mosaico di «microstorie», ponendo particolare attenzione ad alcune vicende meno note o ingiustamente abbandonate all'oblio. Morire di Mafia è un racconto corale al quale partecipano voci diverse - tra cui quelle dei familiari delle vittime -, generazioni e prospettive differenti. È la testimonianza che la memoria non si cancella ma va curata, senza retorica, per comprendere quanto accaduto. Lo dobbiamo a coloro che ci furono. Lo dovremo a quelli che verranno.